Semplice modifica di un otoscopio

per l’osservazione delle serrature

Testi e foto di Simon Mago



L’autore del presente articolo declina ogni responsabilità sull'eventuale uso illecito delle apparecchiature descritte o delle informazioni fornite. Infatti, questa monografia vuole avere solamente uno scopo didattico ed esplicativo, teso unicamente allo studio della meccanica serraturiera.
I dispositivi descritti e/o fotografati, presenti nell’articolo, sono di proprietà dell’autore, usati a solo scopo di studio ed esperimento e non sono in vendita né sono cedibili a terzi a nessun titolo.

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Premessa:

L’otoscopio è uno strumento diagnostico molto usato in qualunque ambulatorio otorino ed è frequentemente presente anche nell’armadietto del vostro medico di base.

Essenzialmente, questo dispositivo permette l’osservazione diretta del canale auditivo. E’ infatti dotato di un sistema di illuminazione della cavità in esame e di una lente piano-concava per la messa a fuoco di oggetti vicinissimi.

A un gradino superiore, nella strumentazione ottica per l’osservazione interna di cavità, troviamo l'endoscopio. Si tratta di un apparecchio funzionante tramite fibre ottiche o tramite microlenti. Il suo prezzo, a tre zeri, è allineato con l’alta qualità ottica e con l’elevata tecnologia costruttiva.

Nel mondo serraturiero l’otoscopio è un eccellente ausilio per osservare, attraverso il canale della chiave, i pistoncini, o le lastrine nel caso di serratura a doppia mappa, allo scopo di farsi un’idea del loro numero e posizione.

Inoltre è uno strumento di piccole dimensioni e ciò rende possibile portarlo nel taschino della giacca, pronto per ogni evenienza.

Ha solo un piccolo difetto, da un certo punto di vista: il prezzo, che oscilla intorno ai cento euro nei modelli più semplici fino a superare allegramente i duecento nei modelli professionali.

Tuttavia è possibile risparmiare moltissimo acquistandone uno usato e modificandolo a dovere senza grandi difficoltà. Io, ad esempio, sono riuscito a procurarmene uno, non funzionante, nel mercatino romano di Porta Portese, per 15 (dico quindici) euro. So per certo che se ne trovano, usati, anche nelle fiere della fotografia e simili.

 

Seguitemi e vi dirò tutto:

Il modello visibile nelle foto seguenti, made in Germany, è il modello Mini-2000 della Heine, che avevo comprato in precedenza, nuovo, per 95 euri!

Nella foto a sinistra una vista totale dello strumento e in quella a destra il lato posteriore con la lente e l’attacco per la microlampadina.

La terza foto mostra un primo piano della parte anteriore, con lo “speculum” (il beccuccio di plastica) di osservazione.

Nell’impugnatura, dotata di interruttore a slitta, sono contenute due batterie di tipo AA da 1,5V.

 

 

 

 

Come dicevo poc’anzi, una domenica mattina, girovagando fra le bancarelle di Porta Portese, ho notato, fra macchine fotografiche usate e lenti di ingrandimento, un otoscopio professionale completamente in acciaio inox. Butto lì un occhio e , nascondendo l’interesse, chiedo il prezzo: “Quaranta euri”, risponde il tizio! “Però t’o dico subbito; ‘sto coso monta ‘na pila che nun è più in produzzione da ‘na vita, perciò te devi accontentà de usallo senza l’illuminazzione”.

Ecco, nella foto seguente, il “coso”.

 

 

Me lo rigiro tra le mani… è marcato “f.f. rheostat”??? boh. No, gli rispondo, senza illuminazione è inutilizzabile! E lo rimetto a posto.

Aspetta, giovanò, vabbè và, damme stì quattro scudi” (venti euro, nota del traduttore) “No, troppo, dieci euri!”, dico io, “Annamo….quindici, si no ci’arimetto”. Andata.

Tornato in laboratorio smonto il “coso” e mi rendo conto che, come anticipatomi dal venditore, l’otoscopio montava una di quelle pile al carbone da 3 volt che oramai sono introvabili.

Subito decido di modificarlo, cosa fra l’altro molto semplice, per farlo funzionare con una pila al litio da 3 volt della Duracell modello 123, comunemente reperibile.

Mano al tornio e via: (per questo lavoro è sufficiente anche un tornietto hobbistico per legno, da pochi euri, non occorre infatti troppa precisione) inizio preparando un cilindro di nylon con diametro esterno di 21,5 mm. lungo 75 mm. In pratica queste misure corrispondono all’interno dell’impugnatura dell’otoscopio.

Poi faccio un foro nel cilindro, per alloggiare la pila al litio. Diametro 16,5 mm. profondità 34 mm.

Vedi foto sotto.

 

Infine,  faccio un foro passante da 3 mm. di diametro e preparo un asse di ottone, come visibile nella foto sotto a destra, per il contatto positivo della pila. Le misure : 3 mm. per 40 mm. di lunghezza. Lo monto poi in testa al cilindro di nylon, ottenendo una sorta di “riduzione” fra lo spazio originale della pila al carbone e la mia piletta al litio.

 

Nella foto sotto; un disegno tecnico renderà tutto più chiaro. A destra,una visione d’insieme dei pezzi

  

 

    

 

Nella foto sopra, la riduzione finita e, a destra, il portapila montato nell’otoscopio.

 

Naturalmente le misure che ho fornito si riferiscono al mio strumento. Non è difficile trovare, a pochi euri, questi otoscopi sulle bancarelle delle varie fiere dell’elettronica o della fotografia, poiché i modelli più datati montavano un tipo di batteria non più reperibile e pertanto sono stati eliminati dai vari ospedali, ambulatori ecc. come obsoleti. Se avrete la fortuna di acquistarne uno, basterà adattare semplicemente, le misure della “riduzione” al vostro modello.

 

 

 

A sinistra, il lato posteriore dell’otoscopio con la lente piano-concava che permette la visione chiara di oggetti vicinissimi e, a destra, la microlampada di illuminazione.

 

      

 

Lo strumento visto dal lato dello “speculum”, il beccuccio intercambiabile con il quale è possibile vedere l’interno di una serratura o di un lucchetto, attraverso il canale della chiave

 

Alla fine del lavoro, una piacevole sorpresa: l’interruttore di accensione dell’otoscopio è, in realtà, un regolatore dell’intensità della microlampada.(!?!?!?) Ecco perché c’era scritto “rheostat”!!

Beh, visto quanto mi è costato, me lo meritavo!!! O no?

 

 

 

Simon Mago............

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