Costruzione di una chiave componibile

per serrature a doppia mappa

Testi e foto di "Simon Mago"


AVVERTENZA

L’autore del presente articolo declina ogni responsabilità sull'eventuale uso illecito delle apparecchiature descritte o delle informazioni fornite. Infatti, questa monografia vuole avere solamente uno scopo didattico ed esplicativo, teso a dimostrare i limiti tecnici delle serrature e non un invito o un incoraggiamento a mettere in pratica quanto descritto.

I dispositivi descritti e/o fotografati, presenti nell’articolo, sono di proprietà dell’autore, usati a solo scopo di studio ed esperimento e non sono in vendita né sono cedibili a terzi a nessun titolo.
Il semplice fatto di proseguire nella lettura, implica l'accettazione di quanto sopra.

Testi, foto e disegni sono protetti dal diritto d'autore e non possono essere riprodotti con nessun mezzo senza autorizzazione scritta dall'autore.


 

Premessa
Questo dispositivo è un oggetto di alta precisione meccanica che prevede tolleranze parecchio inferiori al 1/10 di mm. Pertanto, per la sua costruzione è necessario disporre di attrezzi adeguati come, per esempio, una fresa per metalli di adeguata qualità, di maschi e filiere da 1,2MA ( si, avete letto bene, 1 virgola 2 millimetri!) di un tornietto per metalli e di una fresetta a mano (tipo Dremel, Proxxon o simili).

Non disponendo di tali attrezzi, di un po’ di “manico” e, soprattutto di una carriola piena di pazienza, è inutile cimentarsi nell’impresa e limitarsi ad esercitarsi con i vari lucchetti e cilindri semplici a pistoncini.

Resta comunque, per tutti, lo studio dei limiti di questo genere di serrature, che poi è, in definitiva, lo scopo di queste righe.

Lavorare su una serratura a doppia mappa è, decisamente, posto ad un livello più avanzato e più complesso ma, proprio per questo, molto più soddisfacente ed utile per l’appassionato di lockpicking.


Entriamo ora nel vivo della questione

Il mio obiettivo era, principalmente, quello di semplificare, nei limiti del possibile, la costruzione della chiave componibile. Il primo modello che avevo costruito un paio di anni fa, (vedi le foto qui sotto), comportava l’inserimento, sui vari elementi che formano il codice della chiave, di microscopici perni metallici che si andavano ad inserire su un apposito canale ricavato lungo l’asse dell’affusto della chiave, nella parte finale, onde evitare che tali elementi si spostassero o ruotassero sul proprio asse durante la manovra della serratura, rendendone impossibile l’apertura.

 

 

 

Tutto ciò rendeva troppo complicato il lavoro, ma la sola chiave componibile che avevo visto fino ad allora, funzionava proprio così. Era già un mezzo miracolo esser riuscito a vedere da vicino un oggetto gelosamente custodito dai pochissimi che ne possiedono una (per motivi anche troppo ovvii).

Il progetto che segue si riferisce pertanto ad un modello che ho realizzato basandomi su principi diversi e più semplici. Non troverete niente di simile in nessun’altro sito, fornitore od altro.

Il modello mostrato nelle foto è l’unico prototipo esistente e…funziona alla grande!

Anziché costruire un affusto di chiave ex novo, che avrebbe posto il problema di preparare le sedi per le varie mappe con precisione superiore al 1/10 di mm. cosa non facile, ho preferito usare una normale chiave doppia mappa di una serie di tre che avevo insieme ad una vecchia serratura.

Nella foto che segue si vede la fresa usata, una Proxxon BFW 40-E per la sua eccellente precisione e silenziosità.(non è per fare pubblicità a questa ditta tedesca, che non ne ha certo bisogno)

 

 

Ho iniziato bloccando la chiave sulla morsa della fresa e ho praticato dei fori, perfettamente verticali, da un millimetro di diametro, al centro di ogni mappa. Si vedano le foto seguenti, che valgono più di mille parole.


 

 

 

Poiché la larghezza di ciascun dente è di 1,80mm. anche la distanza fra ogni foro è di 1,8 mm.

Solo il dente centrale, quello che spinge il catenaccio, è più largo; 2,60 mm.

E’ fondamentale che la chiave sia fissata nella morsa in perfetta verticale, anche un errore di 1/10 di mm. porterebbe a dei fori sbiechi rovinando il lavoro! Io ho controllato la chiave osservandola dalla punta ed ho abbassato il mandrino della fresa fino a vedere corrispondere perfettamente la verticalità della punta montata sul mandrino con la verticalità delle due mappe della chiave. L’uso di una fresa invece di un trapano a colonna, ha permesso di contenere il margine di errore in virtù della mancanza di giochi meccanici della prima rispetto al secondo.

Poi ho effettuato i fori, passanti da parte a parte. L’uscita della punta dal lato opposto delle mappe della chiave, esattamente al centrro,  mi ha dato conferma della perfetta verticalità.

A questo punto ho sostituito la punta per forare con una fresa per metalli ed ho eliminato, una alla volta, le due mappe lasciando solo il dente centrale. Quello che, durante la rotazione della chiave, si occupa di spingere il catenaccio e che è uguale in tutte le chiavi; inutile quindi eliminarlo. Non è necessario eliminare completamente le mappe anzi, conviene lasciare un po’ di metallo per aumentare la presa sui perni che, alla fine, inseriremo nei fori. Ecco le foto di questa fase del lavoro:

 

 

 

 

A questo punto lasciamo un momento da parte la nostra chiave; ora si tratta di preparare una serie di perni, che poi fisseremo nei fori appena realizzati, e che simuleranno le mappe, i codici, della chiave di partenza. Useremo dei perni di acciaio del diametro di 1,5 mm. che taglieremo alla lunghezza di 15 mm. e filetteremo con una madrevite da 1,2MA.

Una madrevite così piccola è difficilmente reperibile, anche per chi vive in una grande città. Io suggerisco di rivolgersi alle forniture per orologiai, gli unici artigiani che usano filiere così minuscole.

Sono una razza in via di estinzione, protetta dal VVF, ma se ne trovano ancora!

In ogni caso, inserendo il nome delle mie filiere su Google, ho trovato il sito www.tatoscorner.com/contents/it/d11.html. Contattati si sono detti disponibili a fornire questi, ed altri attrezzi, a chi ne facesse richiesta.

 

 

Tornando ai nostri perni, possiamo anche tagliarli con modesta precisione, un millimetro più o meno non fa differenza, quel che conta e effettuare un taglio netto.

Potremmo usare un Dremel o simili ma io ho usato una fresetta montata sul tornio, poiché tagliare con il ferro da tornio un perno di un millimetro non era possibile. Successivamente dovevo tagliare dei tubicini di ottone del diametro di 1,8 mm. senza schiacciarne l’estremità e la fresetta sul tornio dotata di disco da taglio era l’unica soluzione valida. Al solito, osservate le foto seguenti:

 

 

 

Dobbiamo tagliare dodici perni e filettarli per almeno metà lunghezza; ci occorrono una morsa per fissare i perni, le filiere di cui ho parlato più sopra e quella carriola di pazienza, che non deve mancare mai nel laboratorio dell’hobbista serraturiere.

 

 

 

Nella foto a sinistra un perno filettato con innestata la madrevite. Nella foto a destra, al microscopio metallografico, un perno filettato ed uno dei tubicini di ottone, di cui sto per parlare.

Ogni tubicino deve essere lungo esattamente come la singola porzione di mappa che deve imitare e deve essere tagliato con la fresa o con un Dremel in maniera da essere molto preciso e senza sbavature.

Ecco perché io ho usato il dischetto da taglio e il tornio!

Alla fine di questo scritto fornisco le misure dei vari tubetti montati sulla mia componibile e tutto sarà più chiaro, portate pazienza!

Ora bisogna incollare i perni all’interno dei tubetti di ottone lasciando sporgere la parte filettata per 6 mm. Si deve usare un collante cianoacrilico, meglio conosciuto, con uno dei suoi nomi commerciali, come “super Attak”. Occhio alle dita che quel collante non perdona! Perciò, guanti in lattice e pinzette!

Ora occorre filettare i fori che avevamo praticato sulla chiave, in corrispondenza del centro delle mappe. Ovviamente con un maschio da 1,2MA. L’olio lubrificante non deve mai mancare durante questa operazione! Pena la morte prematura dell’attrezzo.

 

 

Nella foto sopra, i fori della chiave vengono filettati. A sinistra due perni montati provvisoriamente.

 

 

 

Nelle foto sopra; un perno filettato, finalmente completo del tubicino di ottone viene avvitato al suo posto.

 

 

 

Nella foto sopra a sinistra: I perni sono avvitati provvisoriamente in attesa di essere smontati ed incollati nei tubicini. A destra un primo piano della chiave che sta nascendo.

 

 

 

Nella foto sopra a sinistra: I perni finiti sono avvitati al loro posto. A destra un primo piano

 

 

Questa l’ho voluta lasciare grande!

Un primo piano della chiave messa a confronto con l’originale. Direi che ci siamo!!!



Un po’ di misure (riferirsi al disegno seguente):



A)  La larghezza di ciascun dente è di 1,80 mm. B) La larghezza del dente centrale, quello che muove il catenaccio, è di 1,60 mm. C) L’altezza minima che la fabbrica prevede per un un dente è di 3,5mm. L’altezza massima è di 8,50mm. con un passo, ossia la differenza fra un codice e quello successivo, che distingue una chiave dall’altra, di 1mm. (Nota: mi riferisco alla mia serratura, marca C.R. altre marche potrebbero adottare passi differenti).

Sapendo che, con questo modello di serratura che, tecnicamente, è una chiave doppia mappa a costanza fissa,  il numero di codifiche possibili, e quindi di chiavi diverse,  realizzabili è di 46.656 e considerando che i dentelli che la compongono sono sei per lato,  usando il passo di 1mm. sono possibili sei codifiche diverse per ogni dentello. Infatti 66=46,656, i conti tornano.

 

Le misure dei denti della mia chiave, (su un quarto della chiave, poiché poi si ripetono all’inverso) sono, sul lato delle mandate dispari: 1) 6,50mm. 2) 7,50mm. 3) 8,50mm. 4) 4,50mm. 5) 7,50mm. 6) 6,50mm. e sul lato delle mandate pari:    1) 6,50mm. 2) 3,50mm. 3) 6,50mm. 4) 2,50mm. 5) 3,50mm. 6) 6,50mm.

 

Una precisazione

Una precisazione è d’obbligo: qualcuno avrà notato che ho realizzato solo un quarto della chiave originale. La spiegazione stà nel funzionamento di una serratura a doppia mappa: una metà della chiave apre le mandate dispari, l’altra metà le mandate pari, alternativamente (lo so che è un po’ complicato, se dovevo spiegare come si fà un uovo al tegame era più semplice e non occorrevano neanche le foto).

Ne consegue che due chiavi tagliate a metà nel senso della lunghezza, una con la semi-mappa destra, l’altra con la semi-mappa sinistra, se usate alternatamente possono aprire una serratura. Infatti si usa proprio questo sistema quando, a causa dell’usura dei denti centrali della chiave, (quelli che nel nostro prototipo sono stati lasciati intatti), la serratura salta una mandata e si blocca.

Ma allora, perché è stato fatto solo un quarto di chiave e non una metà?

Perché le serrature a doppia mappa sono costruite per essere aperte tanto dall’interno della porta, quanto dall’esterno, rientrando in casa quando scendono le prime ombre della sera ed ognuno torna al proprio focolare (licenza poetica).

Pertanto basta montare i perni nella metà anteriore se aprite dall’interno e nella metà posteriore se aprite da fuori. La chiave delle foto è preparata per aprire dall’esterno ma basta svitare i perni e rimontarli sul quarto anteriore per invertire le cose. Naturalmente non tutte le mappe di tutte le chiavi sono uguali, altrimenti una chiave aprirebbe tutte le serrature. Nella mia serratura, una C.R. lo scarto fra una mappatura e la successiva è di 1mm. Quindi basta preparare una serie di sei perni per ogni mappa, con tale scala di valori per avere tutte le combinazioni possibili da usare a seconda dei casi. Costruendo due chiavi componibili e dotandole delle due semi-mappe si potrà aprire qualunque serratura usandole alternatamente. Una mandata e cambiare chiave, seconda mandata e cambiare chiave, terza mandata, e cambiare chiave, quarta mandata e la serratura è aperta. E’ il prezzo da pagare per aver realizzato una chiave più semplice di quella delle prime due foto dell’articolo che, avendo le due mappe complete, poteva aprire come la chiave originale.

 

 

 

Concludo mostrandovi un piccolo aiutino che mi permette di lavorare con la necessaria precisione quando ho a che fare con oggetti molto piccoli. Alcune delle foto che accompagnano il presente articolo sono state fatte attraverso i suoi occhietti. Gliene sono grato.

 

Desidero terminare queste pagine, chiedendo ai lettori un minuto di raccoglimento in ricordo delle punte, alcune al cobalto, da 0,5 da 1 e 1,5 mm. nonché di qualche maschio a filettare che mi hanno prematuramente lasciato, cadendo eroicamente sul lavoro. Sono addolorato nel ricordarle…anche perché costavano un occhio!!!

 

Simon Mago

  • torna alla home-page